Allarme degli attuari alle
Giornate Nazionali della Previdenza
"Pensioni a rischio anche
con la riforma, puntare ad un welfare integrato e
allargato"
L'effetto negativo della
disoccupazione, della mancata crescita e dell'allungamento della
vita media.
Anche dopo la riforma Monti-Fornero
il sistema pensionistico obbligatorio "non può essere considerato
finanziariamente sostenibile". A lanciare l'allarme, in occasione
delle Giornate Nazionali della Previdenza, il 16-17-18 maggio a
Milano, sono gli attuari, la categoria di professionisti che ha tra
le proprie specializzazioni i complessi calcoli previdenziali.
L'"anticipo" del passaggio a un
sistema di calcolo contributivo, l'eliminazione delle pensioni di
anzianità e il posticipo dell'età di pensionamento hanno certamente
migliorato la situazione in ottica di sostenibilità. Per la
gestione finanziaria del sistema pensionistico obbligatorio
rimangono tuttavia aperte - secondo gli attuari - le problematiche
legate all'occupazione, all'andamento economico e alla
demografia.
Quale sarà il futuro in una
prospettiva di forte diminuzione del tasso di occupazione e di
riduzione dei redditi a fronte di un aumento del costo per le
pensioni dovuto all'allungamento della vita media? Accanto a questo
interrogativo di fondo restano, secondo gli attuari, le incertezze
sull'adeguatezza delle pensioni future. Quali sono le prospettive
in termini di tasso di sostituzione? L'estrema variabilità dei
tassi di sostituzione in relazione alle ipotesi adottate li rende
dei validi indicatori del livello di adeguatezza della pensione? In
linea teorica - osservano gli attuari - un allungamento della vita
lavorativa dei contribuenti consentirà, anche con il sistema
contributivo, di raggiungere pensioni più elevate. Ma la diffusione
di carriere "basse" e di lavori discontinui, oltre all'effetto di
Pil vicini allo zero o addirittura al di sotto (al Pil è legata la
rivalutazione annuale dei montanti) fa prevedere pensioni di
livello inadeguato. Alle Giornate della Previdenza l'Ordine degli
Attuari porta le valutazioni e i calcoli che evidenziano quali sono
i fattori (carriera, livello di PIL, speranza di vita) che
influiscono in modo significativo sul livello del tasso di
sostituzione.
Ma il "rischio povertà",
sottolineano gli attuari, non è l'unico che dovrà essere
affrontato dai futuri pensionati. Si profilano anche problemi
connessi al rischio salute e autosufficienza e al rischio
"anzianità" legato alla perdita del lavoro (o alla necessità di
ridurre l'attività lavorativa) nelle età avanzate ma non ancora
coperte dalla pensione.
Per la copertura di tali rischi
sarà necessario, sostengono gli attuari, sviluppare forme di
welfare integrativo alternative a quelle esistenti o, meglio,
ottimizzare e razionalizzare le soluzioni esistenti: i fondi
pensione complementari saranno probabilmente chiamati a svolgere
una funzione di sostegno al reddito, oltre che di integrazione
della pensione, mentre i fondi sanitari dovranno sviluppare
particolari forme di copertura legate alle nuove esigenze derivanti
dalle già citate problematiche connesse all'occupazione,
all'andamento economico e alla demografia.
L'obiettivo finale, che gli attuari
continuano a mettere in rilievo, è quello di lavorare a un welfare
integrato e allargato, tale da soddisfare i bisogni primari della
popolazione, tema su cui gli attuari seguitano a dare il loro
contributo.