Divari di genere, alle donne 264 euro in meno a settimana
rispetto ai colleghi uominiI numeri elaborati dal Consiglio
nazionale degli Attuari insieme a Noi Rete Donne e presentati a
Roma. Fornero: «Usare il welfare per colmare la disparità sin
dall'infanzia» 7 aprile 2023 (IMAGOECONOMICA) I punti chiave
Occupazione e reddito Effetto figli Le pensioni Le ricette Ascolta
la versione audio dell'articolo Retribuzione media lorda
settimanale di 468 euro conto i 604 euro degli uomini; reddito da
pensione (di vecchiaia) in media di 1321 euro contro i 1.970 euro
della popolazione maschile. Per non parlare poi del tasso di
occupazione: quello femminile si attesta al 55%,tra i più bassi
d'Europa. Nonostante le ultime generazioni abbiano raggiunto un
livello di istruzione e di rendimento scolastico superiore a quello
degli uomini, e pur in presenza di una normativa tra le più
avanzate in Europa, le donne in Italia continuano a lavorare poco,
a guadagnare di meno e ad avere pensioni più basse. Senza contare
le minori opportunità di carriera. I numeri aggiornati di una
disparità che non conosce fondo sono emersi il 29 marzo a Roma nel
corso del seminario dal titolo 'Le scomode cifre dell'Italia delle
donne', introdotto da Tiziana Tafaro, presidente del Consiglio
nazionale degli Attuari, e da Daniela Carlà, promotrice di Noi Rete
Donne, che ha visto la partecipazione - tra gli altri - del
giuslavorista Giuliano Cazzola e di Elsa Fornero. Secondo la ex
ministra del Lavoro, in Italia abbiamo un welfare sbilanciato sulla
parte finale del ciclo di vita: le pensioni. «E un riflesso
condizionato, quando pensi al welfare, pensi alle pensioni perché,
fra l'altro, è la parte di spesa sociale ben più rilevante - ha
detto nel corso del seminario - . In realtà il welfare riguarda
tutta la vita lavorativa, perché nella vita lavorativa si formano o
si disfano le famiglie, e si hanno figli e c'è la difficoltà per
esempio di conciliare la vita di lavoro con la vita familiare per
le donne. Ma c'è anche tutto il prima: il welfare, quindi, lo
dobbiamo vedere legato al concetto di vita intera. Che colpa ha un
bambino se nasce in una famiglia che, essendo povera, non gli dà la
giusta alimentazione o che non dà importanza alla scuola? Allora il
compito del welfare dello Stato sociale è di cominciare a ridurre
le disparità dall'inizio». Ma andiamo per ordine. Occupazione e
reddito Nel 2021 il reddito pensionistico medio lordo mensile delle
circa 3 milioni di pensionate italiane di vecchiaia era di 1.321,14
euro, contro 1.970,19 euro dei circa 5 milioni di pensionati
maschi. Il cosiddetto 'differenziale di genere' è il 32,9%:
significa che rispetto alla media del totale dei pensionati di
vecchiaia, gli uomini percepiscono il 32,9% in più. Dietro ai
numeri dei pensionati, hanno spiegato le relatrici Liana Verzicco e
Giuliana Coccia, ci sono quelli del lavoro: il tasso di occupazione
delle donne di età 20-64 anni in Italia è il 55%, oltre 14 punti
percentuali in meno rispetto alla media europea e oltre 18 punti
rispetto alle economie più avanzate d'Europa (il distacco con la
Germania è di 22 punti percentuali). Nonostante il cambio di passo
delle generazioni più giovani, in Italia le donne continuano a
essere impiegate soprattutto nei servizi pubblici, in particolare
istruzione e sanità e in generale nei servizi alla persona. Questa
è una delle cause di redditi medi inferiori alle donne, unitamente
alla maggiore esposizione a lavori precari. Nel 2021 la
retribuzione media lorda settimanale è stata di 603,88 euro per gli
uomini e di 468,12 euro per le donne. Rispetto alla media totale
delle retribuzioni gli uomini guadagnano quindi - al lordo - il
22,5% in più. Scopri di più Effetto figli Un peso determinante lo
ha anche la difficoltà di conciliare vita lavorativa e carichi
familiari, che influisce negativamente sulla carriera. Per
comprendere il fenomeno le relatrici del seminario Attuari-Noi Rete
Donne hanno fornito un dato che riguarda le madri di figli in età
pre-scolare. Su 100 donne tra 25 e 49 anni di età, 73 hanno figli
piccoli e di queste 27 non lavorano. Le pensioni I dati raccontano
come la situazione femminile non è gran che variata nel tempo e si
stima che non varierà nei prossimi anni se non si agisce oggi sul
lavoro femminile delle ultra-quarantenni. Attualmente il numero
delle lavoratrici è minore rispetto ai lavoratori uomini, con
retribuzioni più basse e quindi fra 20 anni nel 2044 si stima che
anche le future pensionate di invalidità, vecchiaia e superstiti
(Ivs) diminuiranno rispetto ai pensionati maschi, contrariamente a
quanto avviene oggi. Nel 2039 si verificherà un picco di circa 2,5
milioni di pensionati in più di entrambi i sessi rispetto al 2021.
Sono i baby boomer, i numerosi nati tra il dopoguerra e il 1965,
che da attivi diventano pensionati, a fronte di nascite previste da
Istat fino al 2044 sotto i 400.000 nati l'anno; dopo il 2044 il
sistema tenderà a riequilibrarsi automaticamente, ma nel frattempo
si dovrà reggere l'urto. Le ricette Occorre incrementare il lavoro
femminile delle donne più giovani con politiche di welfare mirate
ad aiutare la donna nella maternità, eliminando le cause dei
disincentivi al lavoro e sollevandola dai lavori di cura. E occorre
anche elaborare, osservare e analizzare i dati di questo mondo a
volte sommerso. Lo spiega Daniela Carlà, animatrice di Noi Rete
Donne e 'regista' dell'evento. «L'obiettivo di questa iniziativa -
ha detto - nata nell'ambito delle azioni per la diffusione delle
informazioni sulle disparità di genere, è fornire una fotografia
della situazione del lavoro e delle pensioni attraverso una
panoramica della condizione femminile, grazie a dati
amministrativi, statistici ed a indicatori aggiornati, pubblicati
on line da Inail, Inps e Istat che hanno consentito un analisi
integrata del fenomeno e stime sulle prospettive future». Conoscere
per deliberare, diceva Luigi Einaudi. Conoscere per governare i
fenomeni dice Noi Rete Donne. Riproduzione riservata ©
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